Una scrittura estremamente visiva: il ruolo delle onomatopee nella narrazione di Miyazawa Kenji

di Arianna Cannavaro

Nella prefazione alla raccolta 注文の多い料理店 Chūmon no ōi ryōriten, Miyazawa Kenji scrive:

I simply recorded as they were those things I could by no means deny. So, of these tales collected here, there will probably be some which are meaningful to you, and some which are simply there and do not mean anything. […] Be that as it may, how I wish that a few pieces of these small tales might in the end turn out to be our true, crystalline food! 

Trad. di Hagiwara Takao1

Innumerevoli sono le motivazioni che rendono Miyazawa Kenji tanto amato dal pubblico giapponese, sebbene la sorte abbia voluto che tale fama arrivasse soltanto dopo la sua morte. Personaggio poliedrico a tutti gli effetti, infinite sono state le discipline a cui si è dedicato e altrettanto numerosi furono gli interessi che ne animarono il flusso creativo. Le sue opere appartengono, ormai, non soltanto alla letteratura ma all’immaginario stesso del Giappone e sono caratterizzate da una scrittura particolarmente ricca e visiva: il mondo fittizio di Īhatōvo (イーハトーヴォ) – in cui si combinano armoniosamente tratti della Iwate tanto amata dall’autore con caratteristiche moderne tipiche di Tokyo e dell’occidente in generale – trabocca di personaggi fantastici, ambientazioni oniriche, canzoni e filastrocche dal potere incantatorio, il tutto tenuto insieme da una visione cosmica ed animistica del mondo.

Nei lavori di Miyazawa Kenji, ogni cosa non è mai reale in sé, ma un’immagine da noi stessi creata, che genera una discrepanza tra due elementi, risultando in un processo creativo che Kenji definisce 新鮮な奇跡 (shinsenna kiseki), ovvero un “nuovo miracolo”2.

La sua narrazione è stata definita “non-organica”3 da Hagiwara Takao: frequentemente, infatti, elementi naturali come l’acqua vengono abbinati a specifici materiali – soprattutto metalli ma anche cera, vetro, seta- come succede alle bollicine prodotte dai piccoli granchi protagonisti di やまなし (Yamanashi) che fluttuano lucenti nell’acqua come fossero fatte di “mercurio”; e non mancano, in generale, accostamenti inconsueti, come succede con il martin pescatore dello stesso racconto, che ricorda un “proiettile azzurro fosforescente” dal becco nero e acuminato come un “compasso”. Questo tipo di sovrapposizione genera nella mente del lettore una fusione di immagini apparentemente opposte – o, quantomeno, scollegate – in grado di solleticare la fantasia e la capacità immaginativa su più livelli, dando vita a un’immagine sicuramente inusuale ma, allo stesso tempo, estremamente vivida.

L’utilizzo delle onomatopee

Alla forte espressività di queste descrizioni contribuiscono in maniera decisiva le diverse modalità di utilizzo che l’autore adotta delle espressioni onomatopeiche. Nella lingua giapponese l’uso delle onomatopee è molto frequente ma quelle utilizzate da Miyazawa Kenji raggiungono alti livelli di sperimentazione. Di seguito alcuni esempi relativi alle modalità più comuni utilizzate dall’autore.

1. Elemento musicale

Nel mondo di Īhatōvo la componente musicale è estremamente forte, ogni cosa sembra in grado di “cantare” e perfino i fili d’erba sembrano possedere una voce4 . Nell’esempio successivo, tratto da Chūmon no ōi ryōriten, Miyazawa Kenji scrive:

風がどうと吹いてきて、草はざわざわ、木の葉はかさかさ、木はごとんごとんと鳴りました 。

Kaze ga dō to fuitekite, kusa wa zawazawa, ki no ha wa kasakasa, ki wa gotongoton to narimashita.

Questa sinfonia di suoni accompagna l’ingresso dei due cacciatori nella Wildcat House e proviene da ogni singolo elemento della natura: il vento soffia sibilando (どう), causando il fruscio dell’erba (ざわざわ) e delle foglie (かさかさ), e scuote i rami degli alberi (ごとんごとん) al suo passaggio. Scene come questa risentono, con ogni probabilità, della passione dello stesso autore per il violoncello e la composizione sonora in generale.

Interessanti sono anche le occasioni in cui Miyazawa Kenji decide di modificare – più o meno lievemente – le onomatopee di uso più comune: ciò accade, per esempio, in Yamanashi, quando la gara di bolle tra i due piccoli granchi viene bruscamente interrotta dalトボン(tobon) inaspettato di una pera selvatica che cade in acqua, e che innesca una velocizzazione del ritmo narrativo, fino a quel momento piuttosto statico. L’autore apporta qui una piccola modifica alle più comuni onomatopeeドボン(dobon) eトブン(dobun),riuscendo così a potenziarne la componente sonora5.

3. Contesti inusuali e sperimentazione

Numerosi sono anche gli esempi di onomatopee inserite in contesti un po’ bizzarri, come avviene in una descrizione del cielo nel racconto 風の又三郎 Kaze no Matasaburō, in cui leggiamo:

空が光らってキインキインと鳴っています.

Sora ga hikaratte kiinkiin to natteimasu.

Si tratta di un accostamento molto inusuale perché l’espressione onomatopeica qui utilizzata (キインキイン) è solita indicare lo stridere del metallo contro altro metallo o, in altri casi, il suono prodotto da un aereo in volo; nel contesto del racconto, questa parrebbe riferirsi al soffiare stridulo del vento che diviene pian piano più acuto, o alla più semplice immagine di un cielo “plumbeo”6, in un altro esempio di quella narrazione “non-organica”7 di cui si è parlato precedentemente.

4. Espressioni inedite

Molte sono poi le onomatopee inedite, generate dalla fantasia di Miyazawa Kenji stesso: forse uno degli esempi più eclatanti di questo peculiare utilizzo è rintracciabile nell’incipit del racconto Kaze no Matasaburō, in cui la celebre canzone che dà inizio alla narrazione è scandita dal suono onomatopeico del vento:

どっどど どどうど どどうど どどう

谷川の岸に小さな学校がありました。

Doddodo dodōdo dodōdo dodō

Tanigawa no kishi ni chiisana gakkō ga arimashita.

In questo breve verso la parte sonora (どう, ) dell’espressione comunemente utilizzata 風がどうと吹く(kaze ga dō to fuku), viene isolata e dilatata, nel tempo e nello spazio del racconto, fino a tramutarsi in una sincope musicale che si allontana da qualsiasi convenzione e che dona alla nuova forma una espressività fortissima, resa ancora più innovativa dalla giustapposizione a un elemento tipicamente tradizionale come quello della piccola scuola sulla cima di una montagna8.

Conclusioni

Ciò che si è cercato di fare è stato elencare le principali modalità di utilizzo delle espressioni onomatopeiche nella produzione di Miyazawa Kenji, e sottolineare il ruolo fondamentale che queste ricoprono nella creazione di quelle atmosfere magiche e oniriche tipiche del mondo di Īhatōvo. Le onomatopee costituiscono soltanto uno degli innumerevoli elementi che entrano in gioco nell’opera di quest’autore, che dedicò migliaia di pagine e la sua intera esistenza al tentativo di raccontare questo “mondo altro” che i suoi occhi sembravano in grado di scorgere e le sue orecchie in grado di ascoltare ovunque intorno a lui.

Note

  1. Takao H., The Theme of Innocence in Miyazawa Kenji’s Tales, pp.74.
  2. Īhatovu-gaku jiten, p.42
  3. Takao H., The Theme of Innocence in Miyazawa Kenji’s Tales.
  4. Id., Innocence and the Other World. The Tales of Miyazawa Kenji, cap. II. 
  5. Liman A., Miyazawa Kenji’s singing landscape.
  6. Ivi, pp. 64-65.
  7. Takao Hagiwara, The theme of innocence in Miyazawa Kenji’s Tales.
  8. Liman A., Miyazawa Kenji’s singing landscape, pp. 61-69.

Bibliografia

  • Golley G. (2009) – When Our Eyes No Longer See: Realism, Science, and Ecology in Japanese Literary Modernism, Review by Mark Williams, Sophia University, Monumenta Nipponica, Vol. 64, No. 2, pp. 412-414
  • Hagiwara T. (1986) – The Theme of Innocence in Miyazawa Kenji’s Tales, Vancouver, 242 pp.
  • Liman A. (1995) – Miyazawa Kenji’s singing landscape; “The Wind Child Matasaburo”, Japan Review, no. 6, pp. 51–69
  • Shirane H. Suzuki T. Lurie D. (2016) – The Cambridge History of Japanese Literature, Cambridge University Press
  • Zanotti P. (2012) – Introduzione alla storia della poesia giapponese vol. 2, Marsilio

Arianna Cannavaro

Laureata triennale in Lingue e Culture Comparate presso l’Università degli Studi di Napoli “L’Orientale” con una tesi sulle influenze del Modernismo inglese nella letteratura di Miyazawa Kenji, sta attualmente portando avanti i suoi studi con un corso magistrale nello stesso dipartimento. Da sempre affascinata dal potere delle parole, il suo sogno è quello di lavorare nell’ambito della traduzione e localizzazione, e in particolare nel mondo dei media, sfruttando le proprie conoscenze per fare da mediatrice tra il pubblico italiano e i prodotti d’intrattenimento provenienti da ambienti giapponesi e anglofoni.

Copertina: William Cavallo

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