di Veronica Di Silvestre
La rivolta dei Taiping, avvenuta tra 1850-1864, sebbene ad una prima e superficiale analisi possa apparire come un’insurrezione di invasati guidata da un fanatico religioso, in realtà è un fenomeno ben più complesso le cui origini vanno ben oltre il fanatismo religioso. Per cui, in questa sede si cercherà di mettere in luce la natura del movimento insieme alla sua struttura e al suo lascito, le quali sono ancora al centro del dibattito accademico.
La rivolta dei Taiping fu una delle tante ribellioni che si verificarono durante il tardo periodo Qing (1840-1911) e senza dubbio la più devastante. Tali insurrezioni non erano altro che la spia del lento processo di declino della dinastia mancese che culminò nel 1911 con il suo rovesciamento segnando così fine dell’impero come forma di governo. È chiaro che, in qualsiasi epoca, le insurrezioni siano la manifestazione del malcontento del popolo e dell’incapacità dei regnanti di capirne le cause e porvi rimedio.
Il primo fattore che ha influito sulla nascita della rivolta in questione e delle altre rivolte è stato un notevole incremento demografico. Si stima infatti che tra il 1779 e il 1850 la popolazione ebbe una crescita del 56% rispetto al secolo precedente. Ad un certo punto il numero di bocche da sfamare divenne maggiore rispetto alla quantità di cibo prodotta (Ping-ti Ho 1959). All’aumento demografico e alla maggiore richiesta di cibo conseguirono migrazioni di massa verso aree spopolate che in poco tempo divennero sovrappopolate. Ciò costrinse la popolazione a spostarsi nelle aree più remote e inospitali del paese, come l’area montuosa del Fiume Giallo e del Fiume Azzurro. Queste nuove comunità erano turbolente e disorganizzate e a ciò si aggiungeva l’esistenza di un gruppo di fuorilegge sempre più numeroso che viveva ai margini della società (Phillip 1970, 39).
La rivolta dei Taiping si colloca in un periodo storico particolare. Essa segue infatti la Prima Guerra dell’Oppio (Diyici Yapian Zhanzheng 第次鸦片战争 1839-1842) e precede e per alcuni anni è contemporanea alla Seconda Guerra dell’Oppio (Dierci Yapian Zhanzheng 第二次鸦片战争 1856 -1860). In quel periodo, la presenza delle potenze straniere sul territorio cinese incominciò a farsi sempre più gravosa. Infatti, alla fine della Prima Guerra dell’Oppio, Inghilterra e Francia vincitrici avevano costretto la Cina a siglare il Trattato di Nanchino (Nanjing Tiaoyue 南京条约). Tra le tante condizioni del trattato, il governo Qing si trovò costretto a risarcire le potenze straniere con un’ingente somma di denaro che fu il popolo a pagare attraverso il duro lavoro. I contadini non potevano più sopportare tale situazione (Wang 2015). Per esprimere il proprio malcontento nei confronti del governo Qing, molti abitanti delle campagne sposarono la causa di Hong Xiuquan, il capo della rivolta dei Taiping, che consisteva nel rovesciamento della dinastia e nell’istaurazione di un nuovo ordine.
Hong Xiuquan proveniva dalle campagne, più precisamente da Huaxian, un villaggio situato nell’odierna provincia del Guandong e per di più apparteneva alla minoranza etnica Hakka. Questi, nel 1834, dopo aver fallito per tre volte gli esami mandarinali di livello provinciale ebbe un esaurimento nervoso che lo portò ad un coma in cui ebbe una serie di visioni. In una di queste, un anziano signore gli consegnava una spada e un sigillo con cui liberare il mondo da spiriti maligni e demoni. Mentre secondo altre versioni, Hong avrebbe avuto la visione di un uomo di mezza età che chiamava “fratello maggiore”. Dopo essersi risvegliato dal coma gli capitò di ritrovare dei libretti che gli erano stati dati anni prima da un missionario protestante. Leggendoli si convinse che l’anziano che aveva visto in sogno fosse Dio mentre l’altro uomo più giovane fosse Gesù Cristo. Capì dunque di essere il fratello minore di Cristo e di essere stato incaricato di una missione divina (Roberts 2009). Successivamente, insieme all’amico Feng Yunshan si recò nel Guangxi meridionale per fare i proseliti fra gli Hakka che vi abitavano. Più tardi, 1847, insieme a Feng fondò la setta conosciuta con il nome di Società dei Fedeli di Dio (Bai Shangdi Hui 拜上帝会) (Roberts). Nel 1850 il movimento entrò in una fase millenaristica. Essendo di natura religiosa, esso promuoveva la separazione dei sessi e aveva messo al bando il consumo di alcolici e d’oppio. Inoltre, promuoveva l’iconoclastia che consisteva nella distruzione di qualsiasi forma di idolatria e la sostituzione del Confucianesimo e del Buddismo con il Cristianesimo. Mentre sul piano economico, Hong Xiuquan elaborò un piano di riforma “Il sistema terriero e la Dinastia Celeste” (Tianchao Tianmu Zhidu 天朝田亩 制度) che prevedeva una più equa ridistribuzione delle terre tra i nuclei familiari in base alla loro grandezza, i quali sarebbero stati ripartiti in 25 unità familiari ciascuna controllata da un sergente (Schield, 2015).
Nel 1851 con quella che è passata alla storia come insurrezione di Jintian1 (jintian qiyi 金田起义), ebbe inizio la rivolta vera e propria. Hong Xiuquan proclamò la costituzione del Regno Celeste della Grande Pace (Taiping Tianguo 太平天国) e si autoproclamò suo sovrano2. Dopo essersi liberati dall’accerchiamento delle milizie locali a Yongan (Fujian), i cosiddetti Taiping riuscirono a spostarsi verso nord attraversando lo Hunan. Nel frattempo, un numero sempre crescente di persone prendeva parte alla rivolta fino a raggiungere circa un milione di seguaci. Nel 1853, gli insorti presero la città di Nanchino eleggendola capitale del Regno Celeste. La prima fase della rivolta si concluse nel 1856 a causa di una violenta lotta intestina tra i leaders del movimento. Nel frattempo, al fine di contrastare l’avanzata dei rivoltosi, lo studioso-funzionario Zeng Guofan organizzò diversi piccoli eserciti mercenari locali che andarono a formare il cosiddetto esercito dello Hunan. Dopo la risoluzione delle lotte intestine, nel 1858 l’esercito dei Taiping riuscì a sconfiggere l’esercito dello Hunan (Roberts). Una nuova svolta per il movimento si ebbe con l’arrivo a Nanchino di Hong Rengan cugino di Hong Xiuquan. Egli, innanzitutto, creò una nuova amministrazione e pubblicò un programma di riforma che prevedeva l’introduzione di istituzioni moderne e di ispirazione occidentale. Questi inoltre elaborò una strategia per liberare Nanchino, estendere il Regno Celeste nell’area dello Jiangnan3 e colpire l’esercito dello Hunan intento ad assediare la città di Anqing nello Anhui. In un primo momento questa strategia si rivelò vincente.
Difatti, tra il 1860 e il 1864, i Taiping riuscirono ad occupare gran parte dello Jiangnan. Tuttavia, nel 1861 Anqing cadde e di conseguenza Nanchino fu costretta alla resa (Franz, Chang 1966). La fine vera e propria della rivolta avvenne nel 1864 dopo la morte o suicidio di Hong Xiuquan. A quel punto Nanchino venne assediata dai nemici dei rivoltosi e fu una carneficina.
In seguito, la rivolta in questione ha suscitato un acceso dibattito tra studiosi sia cinesi che occidentali. Nel corso degli anni ne sono state fatte numerose letture politiche. Infatti Sun Yat-sen, fondatore del partito Guomindang (国民党), grande figura di rivoluzionario e tra i primi a proporre il rovesciamento della dinastia Qing, vide nello spirito anti-Qing della rivolta dei Taiping una sorta di anticipazione del proprio afflato ideologico nazionalista e anti-mancese. Mentre, dopo la fondazione della Repubblica Popolare Cinese nel 1949, trattandosi di un’insurrezione contadina che auspicava la costruzione di una società più equa a partire da una nuova ridistribuzione delle terre, la rivolta dei Taiping è stata reinterpretata come una preconizzazione del socialismo cinese (Weller 1987). Il dibattito sui Taiping si accende in particolar modo riguardo l’ideologia del movimento e la natura del suo regime. Alcuni studiosi sostengono la tesi dell’ideologia rivoluzionaria, dato che il movimento auspicava la costruzione di una nuova società più egualitaria rispetto a quella dell’impero Qing e inoltre rifiutava l’ideologia confuciana.4Altri invece supportano la tesi dell’ideologia prettamente religiosa che vede nel comandamento “Non uccidere” di ispirazione cristiana un’ideologia antirivoluzionaria (Volkoff- Wickberg, 1979).
Anche la discussione circa la natura del regime del Regno Celeste divide gli studiosi. Secondo alcuni esso era feudale fin dall’inizio. Altri invece sostengono, che a partire dall’Insurrezione di Jintian, il regime assunse una natura rivoluzionaria seppur mantenendo alcune caratteristiche feudali. Tuttavia, la teoria che probabilmente è stata maggiormente in grado di cogliere la natura ambigua del regime dei Taiping è quella della “doppia natura” sostenuta da un gran numero di accademici. Secondo questa teoria il regime, dato il suo scopo riformatore, era inizialmente rivoluzionario.
Successivamente, avendo applicato solo in minima parte le riforme propugnate, aveva assunto una natura feudale (Volkoff- Wickberg). Difatti, a tal proposito, la studiosa Katherin Bernhardt ha sottolineato che le riforme dei Taiping furono applicate in maniera parziale e che la maggior parte di esse rimasero solo sulla carta mantenendo essenzialmente intatta la struttura amministrativa dei Qing (Bernhardt, 1987). L’ambivalenza del regime rispecchia la doppia natura insita nella stessa classe contadina i quali da un lato erano lavoratori (più vicini all’ideologia rivoluzionaria), dall’altro erano piccoli proprietari terrieri (più vicini all’ideologia feudale) (Volkoff- Wickberg).
Inoltre, alcuni studiosi hanno evidenziato che il dibattito legato puramente all’aspetto politico ed ideologico della rivolta dei Taiping sembra mettere in ombra l’aspetto religioso, spesso considerato alla stregua di un mero “involucro esterno” o comunque interpretato in chiave politica come metafora della sovrastruttura marxista (Weller).
Le difficoltà nel formulare delle interpretazioni definitive circa la natura, le cause e gli scopi della rivolta sono dovute alla complessità e alla molteplicità dei fattori in gioco. Per avere chiaro il quadro generale della situazione occorre non cadere negli estremismi, ma essere aperti ad interpretazioni che tengano in considerazione tutti gli aspetti sopracitati. Alla luce di ciò, possiamo ricondurre le riforme e la fondazione del Regno Celeste alla necessità di un rinnovamento amministrativo da cui scaturisce la lettura in chiave politica. Mentre, per quanto riguarda l’aspetto religioso, esso non è da considerare semplicemente come “un involucro esterno” ma può essere ricondotto ad un bisogno di rinnovamento ideologico e spirituale da parte degli insorti. In un periodo di povertà e lotte essi avevano bisogno di credere in qualcosa che desse loro la spinta propulsiva per cambiare o almeno tentare di cambiare la loro misera condizione.
Il fallimento nell’applicazione delle riforme mette in luce i limiti della rivoluzione e del movimento, così da rivelare che i tempi non fossero ancora maturi per una rivoluzione vera e propria. Tuttavia, il seme era stato gettato e di lì a poco qualcosa sarebbe davvero cambiato.
Note
- Insurrezione che prende il nome dalla città del Guangxi in cui ebbe luogo.
- Per ulteriori approfondimenti cfr. Roberts (2009) p.347.
- Area che comprende quelle province che si trovano a sud del basso corso del Fiume Azzurro tra cui vi sono la parte meridionale dello Jiangsu, la parte sud-orientale della provincia di Anhui, la parte settentrionale della provincia di Jiangxi e la parte settentrionale dello Zhejiang.
- L’aspetto anti-confuciano della rivolta è da collegare al socialismo maoista e in particolare alla Rivoluzione Culturale periodo in cui la cultura classica venne letteralmente spazzata via.
Bibliografia
Bernhardt, K. (1987). Elite and Peasant during the Taiping Occupation of the Jiangnan, 1860-1864. Modern China, 13(4), 379–410. [ultima consultazione 1 ottobre 2021]. Disponibile da: http://www.jstor.org/stable/189262;
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Volkoff, A., & Wickberg, E. (1979). New Directions in Chinese Historiography: Reappraising the Taiping: Notes and Comment. Pacific Affairs [online]. 52(3), 479– 490. [consultato il 5 ottobre 2021]. Disponibile da: https://doi.org/10.2307/2757659; Wang Shunhong 王顺洪 (2015). 中国概况(Situazione Generale della Cina). Beijing: Beijing Daxue Chubanshe;
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