di Grazia Milano
Il XX secolo ha visto la Corea affrontare inenarrabili sfide che hanno avuto ripercussioni in ogni ambito della vita dei suoi abitanti. Per la popolazione coreana non si è trattato solamente di gestire incursioni, combattere la colonizzazione nipponica, assistere ad una guerra fratricida e risollevarsi dalla miseria economica che gravava sul Paese spaccato nella seconda metà del secolo; tutti questi eventi, infatti, sono stati aggravati da un assetto culturale di partenza piuttosto anacronistico e corrotto nonché la causa di profondi e rapidi mutamenti della società nel corso del secolo: letterati e burocrati – come il celeberrimo Hŏ Kyun – già dal 1600 hanno espresso le loro riserve circa un sistema sociopolitico totalizzante irrorato da elementi di corruzione che ledeva lo stato più che servirlo. Con il disgregarsi progressivo del regno di Chŏson l’anacronismo di tale sistema è emerso con forza e, nel 1900, diversi scrittori hanno trattato del paradosso di un sistema sociale e politico in ultima analisi fallimentare, causa del declino dello stato. Tra questi pensatori, Yi Kwangsu è uno dei più noti. La sua opera più conosciuta – il Mujŏng – potrebbe essere descritta come una storia d’amore che coadiuva un’invettiva contro la società coreana del tempo e la necessità di cambiare. Cos’è l’amore ai tempi del Mujŏng?
LA SCINTILLA D’AMORE
“Mujŏng” letteralmente vuol dire “privo di sentimenti” o “senza cuore”. Il termine è presente diverse volte nel corpo stesso del romanzo con la precisa sfumatura di significato sopraccitata: così si ritrovano espressioni quali “mondo senza cuore”, “persone senza cuore” e “società senza cuore” (Lee, A. S., & Yi, K. 2005, p.154 e p.194). L’opera è incentrata sulla figura di un maestro di scuola media di nome Yi Hyŏngsik. Egli da bambino era stato promesso sposo ad una ragazzina, Yŏngch’ae, figlia del suo maestro Pak. Tuttavia, a seguito di uno scandalo che aveva costretto alla galera e poi alla morte il maestro, Hyŏngsik perde ogni contatto con la giovane e prosegue per la sua strada. Il destino della figlia del maestro, Yŏngch’ae, è quello di essere affidata alle cure dei suoi parenti più prossimi i quali però la tratteranno sempre come una criminale, in rispetto del valore integrativo della società coreana.
[…] Dal momento che mio padre era stato arrestato come un ladro, lei (la moglie del cugino più grande) mi ha sempre considerata la figlia di un ladro […].
(Lee, A. S., & Yi, K. 2005, p.94)
Yŏngch’ae non agisce mai per sé stessa, ma sempre per obbedire alla sua famiglia: prima si vende per poter riscattare il padre e poi mantiene la sua verginità per obbedire al padre che la voleva in sposa a Hyŏngsik. Lei non conosce il ragazzo, ma afferma di amarlo: espressione di virtù e romanticismo.


A distanza di molti anni Hyŏngsik, tornando a casa dopo il lavoro, si ritrova con Yŏngch’ae nella sua dimora. Tuttavia, gli abiti di lei sembrano suggerire che sia diventata una kisaeng1 . Hyŏngsik è quindi combattuto perché, se da un lato Yŏngch’ae gli era stata promessa come sposa e dunque lui deve amarla, dall’altro lato non riesce a decidere se il fatto che possa aver perso la verginità sia di una qualche importanza per lui. Quando Hyŏngsik incontra Yŏngch’ae la accoglie, ascolta la sua storia, ma poi riflettendo sulla sua condizione di kisaeng pensa “che donna disgustosa”; non passano che poche righe di monologo interiore ed ecco che il suo pensiero si evolve in “ho la responsabilità di salvarla” per terminare, nella pagina successiva, con un “ti amo, Yŏngch’ae” (Lee, A. S., & Yi, K. 2005, pp. 112-114).
Hyŏngsik è metafora di una transizione: egli sfiora l’idea del concetto di individualità, ma fatica ad applicarlo nella sua vita: non è mai padrone dei suoi pensieri in quanto i suoi pensieri sono sempre influenzati da quello che la società potrebbe pensare di lui. Prima pensa a Yŏngch’ae come ad una kisaeng, dunque come una creatura amorale che non può amare. Poi la vede come la bambina che gli era stata promessa in sposa e si sente responsabile verso di lei per via dell’accordo preso col maestro Pak. Infine, si sente attratto da lei come donna ed è persuaso a credere che si tratti di amore poiché la mera attrazione sessuale è considerata peccaminosa dalla società.
In tal senso la scintilla d’amore tra Hyŏngsik e Yŏngch’ae è la promessa di un uomo verso due bambini ed è alimentata dal rispetto delle norme confuciane. Yi Kwangsu sottolinea così la scioccante inconsistenza del concetto di individualità nella società coreana del primo Novecento, soprattutto per le donne: l’individuo non conta, ma è la stabilità della struttura sociale del regno che deve essere preservata. L’amore è decantato, ma non può essere compreso.
IL PECCATO
Nell’intreccio della storia, Yŏngch’ae finisce per essere violentata. L’amore per Hyŏngsik non può nulla di fronte alla sua condizione ora, poiché lei non è riuscita a rispettare le norme confuciane. Esse sono la conditio sine qua non per amare virtuosamente. Dunque, la ragazza decide di suicidarsi.
[…] sono ora una terribile e malvagia peccatrice che non può rimanere sulla terra, e a cui Dio non permetterà di continuare a vivere. Sono una peccatrice che ha ferito suo padre e i suoi fratelli, e che ha perso la verginità che stava preservando per suo marito […].
(Lee, A. S., & Yi, K. 2005, p.190)
L’episodio dello stupro narrato da Yi Kwangsu a metà del Mujŏng è di estrema importanza: è la violenza su Yŏngch’ae la kisaeng, ma anche la violenza su Yŏngch’ae la donna virtuosa. Nel primo caso, gli aggressori e le parti non interessate reagiscono con assoluta indifferenza allo stupro poiché Yŏngch’ae è una kisaeng ed
È del tutto normale violentare una gisaeng se non fa come le viene ordinato. […] Pensavano che la virtù della castità fosse propria delle donne di buona famiglia, non delle kisaeng. […] le kisaeng sono delle creature speciali che vanno al di là della moralità e dell’etica.
(Lee, A. S., & Yi, K. 2005, pp.165-166)
Yŏngch’ae, tuttavia, in quanto donna e non in quanto kisaeng, decide di suicidarsi in nome della virtù e delle tradizioni. Il suo suicidio viene di fatto accolto positivamente: uno dei migliori amici di Hyŏngsik, conoscendo l’intera vicenda, dirà che la verginità di una donna è la sua vita.

L’AMORE
Hyŏngsik, letta la nota di suicidio della ragazza, perde ogni speranza di trovarla e sposa Sŏnhyŏng, donna rispettabile e d’alto rango. Le contraddizioni della società sono sempre più fitte ed intricate in una tela di ragno in cui tutti i personaggi del romanzo si trovano intrappolati. Hyŏngsik è vittima delle vicende che lo coinvolgono. Egli si ritiene sempre in qualche modo superiore al resto della società: crede di possedere una conoscenza quasi universale della società e della vita e per questo si sente un outsider, l’eroe incompreso della società in cui vive. Solo quando, sul finire dell’opera, si verrà a sapere che Yŏngch’ae è viva, Hyŏngsik si renderà conto della sua cecità. All’amore bisogna ancora educare, l’amore deve ancora essere scoperto.
Note
- Donne che intrattenevano persone di alto rango per professione.
Riferimenti
- Lee, A. S., & Yi, K. (2005). Yi Kwang-su and Modern Korean Literature, Mujŏng. East Asia Program, Cornell University.

Grazia Milano
Dottoranda del Dipartimento Asia Africa e Mediterraneo presso l’Università degli Studi di Napoli “L’Orientale”, si è laureata presso l’Hanyang University di Seoul (MA nel 2020), l’Università di Roma “La Sapienza” (MA nel 2020) e l’Università Ca’ Foscari di Venezia (BA nel 2018) dedicandosi sempre agli studi coreani. Ha vissuto sia a Seoul che a Busan dove ha frequentato, come studentessa di scambio, la Busan University of Foreign Studies nel 2018. Dopo essersi occupata della gender war sudcoreana contemporanea, attualmente la sua ricerca principale indaga sulla società giovanile in Corea del Sud. Oltre agli studi sociali, altre aree di sua competenza sono letteratura, cinema, storia e lingua coreana. Il suo sogno è quello di insegnare letteratura e società coreana in università e continuare a fare ricerca.