di Fjori Celanji (Contributo esterno)
La medicina tradizionale cinese vanta una storia millenaria. Frutto dell’ingegno e della sapienza del popolo cinese, comprende pratiche che spaziano dalla ricerca di composti farmacologici e decotti vegetali ad attività fisiche come Tai Chi e Qigong – che continuano a guadagnare popolarità anche nel mondo occidentale.
Contrariamente alla medicina moderna, a cui tendenzialmente si ricorre solo dopo la comparsa dei sintomi per cercare di risalire alla loro specifica causa scaturente, la medicina tradizionale cinese parte da una prospettiva ben diversa. Le sue pratiche si basano infatti su un approccio di tipo olistico, presupposto teorico secondo cui un intero sistema – sia esso materiale o spirituale – non possa essere ridotto o separato in parti. L’uomo viene così considerato della sua totalità fisica e psichica, e l’armonia fra tutte le funzioni del corpo ha un ruolo assolutamente centrale: il manifestarsi di un malessere in uno specifico distretto corporeo, dunque, è interpretato come risultato di uno squilibrio alla cui base possono nascondersi molteplici cause, anche di natura emotiva.

Alla luce delle loro differenze strutturali è possibile comprendere perché la medicina tradizionale cinese venga generalmente ritenuta in conflitto con l’approccio riduzionistico di quella occidentale, che considera invece gli organismi biologici come insiemi complessi di meccanismi chimici e fisici, affermando pertanto che i fenomeni biologici, o più in generale la vita, possano essere spiegati solamente con le leggi della chimica e della fisica.
Forse proprio in quanto fondamentalmente differenti la combinazione di questi due sistemi ha ottenuto risultati significativi nel trattamento di diverse patologie. È un esempio il caso delle terapie contro i tumori polmonari, prima causa di decesso correlata al cancro a livello mondiale nonché terza neoplasia maligna più comune in Europa. Fra tutti i suoi sottotipi la minaccia maggiore è rappresentata dal carcinoma polmonare non a piccole cellule, che costituisce ben l’85% dei casi.
Grazie ai continui progressi nel campo della biochimica e della biologia molecolare è stato possibile fare grandi passi avanti nel trattamento di questi tumori. L’intervento chirurgico, la chemioterapia, la radioterapia, e la terapia mirata hanno migliorato enormemente la prognosi dei pazienti, facendo sì che potessero essere date notizie sempre più incoraggianti a molti di loro. Tuttavia, nell’ottenere effetti curativi questi trattamenti portano con sé anche una serie di problematiche. Tra le complicazioni più comuni ci sono nausea, vomito, sbalzi d’umore, dolore cronico e affaticamento, che portano ad un generale peggioramento della qualità della vita.
Usata come terapia adiuvante, che in oncologia indica un trattamento effettuato dopo o in aggiunta all’atto terapeutico principale per massimizzarne l’efficacia e ridurre il rischio che la malattia si ripresenti, la medicina tradizionale cinese si è dimostrata essere uno strumento prezioso per attenuare gli effetti collaterali legati a questi trattamenti.

È stato notato, ad esempio, come l’agopuntura sia riuscita ad alleviare efficacemente dispnea e spossatezza nei pazienti con carcinomi polmonari non a piccole cellule in stato avanzato, o rappresentato un valido aiuto per accorciare i tempi di guarigione di quelli che dopo l’intervento chirurgico hanno visto la comparsa di tosse cronica. Fra le altre cose, pare aver contribuito inoltre a ridurre significativamente l’incidenza di stitichezza post-operatoria.
Anche l’elettroagopuntura, che consiste nell’applicazione agli aghi di elettrostimolatori per erogare lievi impulsi elettrici, ha dimostrato avere benefici notevoli per la risoluzione di sintomatologie dolorose e di numerose altre problematiche. Impiegata come terapia adiuvante, ha permesso di utilizzare quantità inferiori di analgesici anestetici per i pazienti nelle prime fasi successive alla toracotomia, operazione chirurgica che prevede l’apertura del torace; in altri casi, è riuscita a regolare l’equilibrio di cellule T regolatorie e linfociti T Helper coinvolti nella risposta immunitaria, ottenendo effetti positivi contro l’immunodepressione.

È inoltre interessante notare come l’elettrostimolazione di specifici agopunti situati sotto la rotula e dietro la schiena, rispettivamente chiamati zúsānlǐ 足三里 e fèishù 肺俞 , abbia aiutato a contenere la risposta infiammatoria e le complicazioni polmonarie post-operatorie nei pazienti anziani che hanno subito la resezione chirurgica, ovvero l’intervento che ha come scopo l’asportazione parziale di una struttura biologica.
Un altro aspetto caratterizzante della medicina tradizionale cinese è sicuramente quello della medicina erboristica.
In linea generale, la medicina occidentale si avvale di composti purificati e mira a molecole o meccanismi specifici, mentre la composizione dei medicinali tradizionali cinesi solitamente contiene più erbe ed ingredienti necessari alla loro efficacia.
È un esempio il Sìjūnzǐ tāng 四君子汤 , decotto tradizionale con quattro erbe che nelle cavie da laboratorio sembra aver potenziato gli effetti del farmaco mirato Gefitinib, rallentando la crescita tumorale e la metastasi.

Similmente, anche il principio attivo estratto dal fungo caratteristico della medicina tradizionale cinese Cordyceps Sinensis, la cordicepina, pare contribuire all’inibizione della progressione del ciclo delle cellule cancerogene e portare alla loro apoptosi, o in altre parole, al processo di morte cellulare controllato geneticamente che fa sì che queste si stacchino dalle strutture tissutali sulle quali stanno crescendo. L’uso combinato della cordicepina ai farmaci per la terapia mirata attualmente disponibili potrebbe quindi risolvere il problema della resistenza a questi medicinali, decisivi per attaccare il percorso del recettore del fattore di crescita epidermico; presente in gran numero sulla superficie di alcuni tipi di cellule cancerogene, è l’elemento che stimola la loro crescita e divisione, facendo sì che il tumore proliferi.
Dati di questo tipo dimostrano chiaramente che l’integrazione delle pratiche della medicina tradizionale cinese nel percorso delle terapie antitumorali della medicina moderna abbia benefici importanti, e il potenziale dei risultati a cui la combinazione dei due sistemi potrebbe portare non è passato inosservato neanche all’Unione Europea, che, ad esempio, dal 2009 al 2012 ha finanziato il progetto GP-TCM, “Good practice in traditional Chinese medicine research in the post-genomic era“. Lo scopo della ricerca è stato proprio quello di valutare il ruolo della medicina tradizionale cinese in Europa, e oltre che da Cina e tredici Paesi membri hanno partecipato anche esperti da Canada, Stati Uniti, Australia e Tailandia; particolare attenzione è stata posta proprio sulle medicine erboristiche e sull’agopuntura.
Sitografia
Li Z, Feiyue Z, Gaofeng L. (Maggio 2021) Traditional Chinese medicine and lung cancer – From theory to practice. Biomed Pharmacother, Disponibile da: https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/33601147/
Cordis Europa (2013) Good Practice in Traditional Chinese Medicine Research in the Post-genomic Era. Disponibile da: https://cordis.europa.eu/project/id/223154/reporting/it
Kstorfin Medical Communications Ltd per conto di ESMO (2019) Cancro del polmone non a piccole cellule. Disponibile da: https://www.esmo.org/content/download/87433/1608958/1/IT-Cancro-del-Polmone-non-a-Piccole-Cellule-NSCLC-Guida-per-il-Paziente.pdf
Donald I. Abrams, Andrew T. Weil (2009) Integrative Oncology. Oxford University Press

Fjori Celanji
Fjori Celanji è studentessa all’ultimo anno del corso di laurea magistrale in Interpretariato e Traduzione Editoriale dell’Università Ca’ Foscari di Venezia. I suoi interessi si focalizzano sulla traduzione scientifica, più nello specifico in ambito medico e farmaceutico. Il suo attuale lavoro di tesi è incentrato sulla ricerca integrata di medicina tradizionale cinese e moderna nel campo dell’oncologia.