di Giulia Silvestri (Contributo esterno)
Nel tardo periodo Chosŏn (1392-1910), nasce e si diffonde in Corea la pittura di genere, che ci permette oggi di osservare come vivevano gli abitanti della penisola coreana. Tra le tante opere, una risalta per la sua originalità e sembra essere la prima di una serie di ritratti, tutti realizzati con simile modus pingendi, dedicati a donne stanti ed eseguiti nei secoli fino ad oggi, ma di cui è difficile stabilire un’origine.
Dipinta in piedi, di fronte all’osservatore, una giovane donna, vestita in hanbok (한복)1 e con i capelli raccolti, distoglie lo sguardo mentre porta le dita a giocherellare con i drappi del proprio abito. Lei è la bella donna (Ritratto di una bella donna, Miindo, 미인도, 美人圖, fig. 1) ritratta da Sin Yunbok, il celebre pittore che visse a cavallo tra il XVIII ed il XIX secolo, conosciuto anche come Hyewŏn. Gli amanti della Corea sanno quanto rigidi siano i canoni di bellezza coreani oggi, ma ecco che ella, con la sua timidezza, ci mostra i canoni del suo tempo, e incarna il prototipo di bellezza femminile del tardo periodo Chosŏn, con i capelli neri ben acconciati e tondeggianti, il morbido collo leggermente incurvato, le labbra piccole e rosse, gli occhi neri brillanti, le sopracciglia sottili, il naso piccolo, la pelle candida. Alla sua bellissima figura è riservato l’intero spazio della seta su cui è ritratta, e alla sua sinistra, l’artista le dedica l’iscrizione: “Col levarsi nel cuore dell’autore di infinite brezze primaverili, la punta del pennello ritrae tutta l’opera senza difficoltà alcuna”.

La donna di Sin Yunbok è una kisaeng (기생), un’intrattenitrice, una delle tante che l’autore ritrasse durante la propria vita2, ma diversa da tutte le altre. Ella è probabilmente alle prime armi, in imbarazzo davanti al proprio cliente, che fronteggia con una sinuosa posa ad “S”. Il pittore ci sa trasmettere la sua tensione attraverso il movimento delle mani, senza però trattenersi da esprimere anche la sua sensualità, dipingendo il piede fasciato della calza bianca che sbuca da sotto la gonna blu. L’attenzione ai dettagli è notevole. Ella sembra reale, dipinta quasi a grandezza naturale, con la sua forte espressività, con i capelli che sfuggono dall’acconciatura all’attaccatura del collo, senza stereotipi, in un momento concreto e comune alla vita di tutte le kisaeng di Chosŏn: la prima volta con uno yangban (양반)3.
La peculiarità di questo dipinto lo rende forse l’opera più famosa di Sin Yunbok, e probabile esempio per una tradizione pittorica che vede la raffigurazione di donne stanti lungo una tela verticale, vestite in hanbok e in grado di esprimere sensualità, in una contrapposizione di rispetto dei valori e di profanazione degli stessi4. Vengono così ritrovate nel tempo altre “belle donne”, dipinte da autori non noti, ma che denotano l’influenza che Sin Yunbok seppe esercitare nei secoli.
Troviamo quindi un dipinto databile al XIX secolo, dove la donna porta un braccio sopra la testa (Ritratto di una bella donna, 미인도, hanja: 美人圖; fig. 2), in una posa che ricorda la Arianna Addormentata di epoca romana (II sec. d. C.), espressione di erotismo e di fertilità in Europa ma anche in Corea così come in tutta l’Asia. Ancora, un esempio è un dipinto datato anch’esso al XIX secolo e di autore ignoto (Ritratto di una bella donna, 미인도, hanja: 美人圖; fig. 3), in cui la donna ha la stessa posa sinuosa di quella di Hyewŏn, ma che si distingue da essa per alcune caratteristiche come il fiore che tiene in mano e la gonna che sorregge dalla parte opposta rispetto alla testa.


Vi fu poi il ritrovamento di un altro esempio di Ritratto di una bella donna (fig. 4) databile al XVIII secolo ma di cui è difficile stabilire l’autore, e pertanto capire se sia precedente o di poco successivo al lavoro di Hyewŏn. L’opera venne, infatti, ritrovata nella collezione del Nokudang, residenza della famiglia Yun, dando così vita ad un dibattito che continua ancora oggi e che non permette di attribuirle una data certa: alcuni studiosi la attribuiscono a Yun Tusŏ (1668-1715), altri a suo nipote Yun Yong (1708-1740), entrambi pittori della famiglia Yun attivi durante l’epoca Chosŏn.

Potrebbe quindi essere questo dipinto ad aver influenzato la celebre opera di Sin Yunbok, o potrebbe essere stato il contrario. In ogni caso però, viene da chiedersi che cosa abbia potuto dare l’idea al primo autore. In Corea sembrerebbero mancare altri precedenti, probabilmente per questioni ideologiche: le kisaeng, per la loro posizione sociale e per ciò che rappresentavano, non erano soggetti soliti per i pittori di Chosŏn, e qui in particolare Sin Yunbok non si limita a rappresentarne una, come già aveva fatto in molti dei suoi altri dipinti, ma le permette anche di avere tutto lo spazio della tela a propria disposizione, rendendola unica protagonista e contemplandone la bellezza femminea. La ricerca si sposta quindi all’estero, ed in particolare si guarda alla Cina, da sempre fonte di idee per i paesi asiatici, e al Giappone. Potremmo allora pensare ai dipinti di donne che si sistemano i capelli davanti a piccoli specchi, ma comunque rimarremmo ben lontani dalla sinuosa posa ad “S” della kisaeng di Sin Yunbok. Questa forse si potrebbe ricercare nei dipinti cinesi di matrice buddista, dedicati al bodhisattva Avalokitesvara o in quelli giapponesi dedicati alla dea della fecondità Kichijōten (fig. 5) nel tempio Yakushiji e il dipinto Donna sotto gli alberi (Torigeritsu jobyōbu dai yonsen bubun, 鳥毛立女屏風第4扇部分; fig. 6), della collezione Shōsōin, risalenti all’VIII secolo, o meglio ancora, si potrebbe guardare alle raffigurazioni di cortigiane (Fig. 7; 8) eseguite da Kaigetsudō Doshin (attivo nel 1711–1736) e Kaigetsudō Dohan (attivo nel 1710–16).


La caratteristica che contraddistingue il lavoro di Sin Yunbok, rispetto a tutti gli altri, è però la grandezza del soggetto che occupa, come detto, tutto lo spazio fino ai bordi della seta su cui è dipinto, sembrando così a grandezza naturale. È quindi difficile riuscire a delineare quale sia stata la fonte ispiratrice per questo meraviglioso dipinto, e proprio grazie a ciò non possiamo fare a meno di rimanere sempre più impressionati dalla bravura dell’autore e dalla sua forte innovazione, che lo contraddistinse dai suoi contemporanei e che continua ancora oggi a renderlo unico.


Tale fu la sua unicità, che le opere come Ritratto di una bella donna e tutte le altre che l’artista dedicò alle kisaeng di Chosŏn, sono ancora oggi viste con ammirazione e prese ad esempio da chi nella Corea odierna si dedica alla rappresentazione di soggetti femminili. E così come in passato la bella donna di Sin Yunbok ha ispirato artisti del XIX secolo, nel XXI pittrici come Sin Sŏn Mi (fig. 9; 10) ne portano avanti la tradizione, eredi contemporanee del grande pittore di donne di Chosŏn.


Note
- Lo hanbok è il tipico abito tradizionale coreano, che per le donne si compone di una parte superiore come una sorta di giacca (chŏgori, 저고리) e di una gonna (ch’ima, 치마)
- Sin Yunbok, è ricordato soprattutto per la sua produzione di dipinti di genere raffiguranti kisaeng, intrattenitrici esperte nelle arti musicali e nella poesia, che accompagnavano i componenti maschili della classe dirigente di Chosŏn durante le feste private o nei momenti in cui questi ne richiedevano i servigi, che potevano essere di vario genere, fino ad arrivare anche a rapporti sessuali. La novità di Sin Yunbok nell’arte di genere fu proprio la scelta di queste donne come soggetti principali delle proprie opere, donne che racchiudevano un significato di sacro e profano, che vestivano e imparavano a comportarsi come le donne dell’alta società per compiacere i clienti di nobile lignaggio, ma appartenenti allo strato più basso della struttura sociale di Chosŏn, e che rendono la produzione dell’autore diversa da quella dei suoi contemporanei.
- Gli yangban erano i nobili di Chosŏn, appartenenti alla classe sociale più alta, che spesso richiedevano la compagnia delle kisaeng.
- L’abito tradizionale coreano hanbok, accompagnato da una certa attenzione all’acconciatura dei capelli, era indicativo delle donne nobili, ma indossato dalle kisaeng sottolinea l’ipocrisia del periodo Chosŏn. Le donne nobili erano costrette a vivere secondo quel che era ritenuto “adatto” alle donne secondo la rigida ideologia neoconfuciana che si era diffusa in Corea, per la quale l’unico compito di una donna era quello di essere una brava madre, fedele al marito e rappresentativa di purezza; le kisaneg erano invece svincolate da questi obblighi ed erano istruite per intrattenere i nobili che si accompagnavano a loro invece che alle proprie coniugi, preferendo di fatto l’incarnazione di valori opposti a quelli da loro stessi perseguiti.
Bibliografia
- KIM Kwae Jung, Autunno 2000, An Overview of Specialized Museums, Koreana, Korean Art & Culture, vol. 14, n. 3, p. 12
- LEE Jung Hee, 2005, The Paradoxical Image of a Beauty in the Portrait of Lady Un at the Age of 27 by Chae Yongsin, 미술사학연구회, No. 25
- LIM Tae Seung, Ridicule through Lotus: The Anti-Confucian Discourse in Shin Yun-bok’s Painting Language
- LIM Tae Seung, 2014, Shin Yun-bok’s Duplex Criticism and the Loss of Confucian Ideology, in Korea Journal, vol. 54, no. 1, Korean National Commission for UNESCO
Sitografia
- anon., Miindo (Ritratto di bella donna), Kansong Art and Culture Foundation, 미인도 [ultima consultazione 02 dicembre 2021]. Disponibile da: http://kansong.org/collection/miindo/
- anon., P’ungsokhwaro ponŭn minsoksaenghwal (Vita folcloristica vista attraverso la pittura di genere), Miindo (Ritratto di bella donna), Korea Creative Contents Agency, 풍속화로 보는 민속생활, 미인도 [ultima consultazione 16 dicembre 2021]. Disponibile da: https://www.culturecontent.com/content/contentView.do?search_div=CP_THE&search_div_id=CP_THE006&cp_code=cp0235&index_id=cp02350208&content_id=cp023502080003&search_left_menu=1
- anon., Courtesan for the Ninth Month, The Metropolitan Museum [ultima consultazione 15 dicembre 2021]. Disponibile da: https://www.metmuseum.org/art/collection/search/45059
- anon., Courtesan, The Metropolitan Museum [ultima consultazione 15 dicembre 2021]. Disponibile da: https://www.metmuseum.org/art/collection/search/45056
- KIM Ah Mi, Sin Yunboke huyedŭl, “sinmiindo”lo hanp’an putta (Le discendenti di Sin Yunbok, un incontro attraverso le “Miindo moderne”), News1.kr, 신윤복의 후예들, ‘신(新)미인도’로 한판 붙다, [ultima consultazione 22 aprile 2022]. Disponibile da: https://www.news1.kr/articles/?2810763
Immagini
- Figura 1: Cultural Heritage Administration, http://www.heritage.go.kr/heri/cul/culSelectDetail.do?s_kdcd=&s_ctcd=11&ccbaKdcd=12&ccbaAsno=19730000&ccbaCtcd=11&ccbaCpno=1121119730000&ccbaLcto=16&culPageNo=6&header=region&pageNo=1_1_3_0&returnUrl=%2Fheri%2Fcul%2FculSelectRegionList.do&assetnamel=
- Figura 2: Cultural Heritage Administration, https://www.heritage.go.kr/heri/cul/culSelectDetail.do?pageNo=1_1_1_1&ccbaCpno=3412100320000
- Figura 3: Tokyo National Museum, https://webarchives.tnm.jp/imgsearch/show/C0050503
- Figura 4: Gwangju National Museum, https://gwangju.museum.go.kr/prog/bbsArticle/BBSMSTR_000000000021/view.do?nttId=B000000008190article#galleryThum
- Figura 5: Encyclopedia Britannica, https://www.britannica.com/art/Japanese-art/Sculpture
- Figura 6: Wikimedia Commons: https://commons.wikimedia.org/wiki/File:%E9%B3%A5%E6%AF%9B%E7%AB%8B%E5%A5%B3%E5%B1%8F%E9%A2%A82.jpg
- Figura 7: MET, https://www.metmuseum.org/art/collection/search/45059
- Figura 8: MET, https://www.metmuseum.org/art/collection/search/45058
- Figura 9, 10: Art1: https://art1.com/galleries/artists/?at=read&idx=4&aidx=35

Giulia Silvestri
Laureatasi al corso magistrale di Lingue e Civiltà Orientali presso l’Università La Sapienza di Roma (curriculum coreano), ha avuto la possibilità di recarsi più volte in Corea del Sud per motivi di studio. Durante i suoi periodi di soggiorno ha avuto la possibilità di visitare varie città di interesse storico, entrando a contatto con vari aspetti della cultura coreana. Avvicinatasi progressivamente all’arte pittorica, si è laureata con una tesi su Sin Yunbok. Durante la stesura si imbatte anche nella storia della Miindo, che inevitabilmente diventa un suo grande interesse di studio. In futuro vorrebbe continuare i suoi studi al fine di approfondire le svariate dinamiche dell’arte coreana, così come la sua storia, e ampliarne il discorso.