L’immortalità delle “dal hangari”

di Martina Paletti

La dal hangari 달항아리, conosciuta a livello internazionale come moon jar, è  la varietà più rappresentativa di paekcha 백자 (porcellana bianca) risalente al periodo Chosŏn (1392-1910). Nonostante la porcellana bianca iniziò a essere prodotta durante il regno di Koryŏ (918-1392), il suo sviluppo avvenne propriamente durante il periodo Chosŏn grazie alle trasformazioni sociali avanzate dalla dinastia Yi. Con l’avvento  dell’ideologia Neo-confuciana, adottata dalla corte per istituire un nuovo sistema sociale che si distinguesse dal regno precedente, l’arte dovette rinnovarsi e adattarsi ai nuovi cambiamenti e la porcellana bianca risultò essere la rappresentazione più esemplare dei valori cardine di questa filosofia, poiché la prevalente mancanza di decorazioni e l’assenza di colore incarnavano purezza, modestia, semplicità e armonia  con la natura.

Da un punto di vista tecnico, questo tipo di porcellana sembra essere ancora più  ricercato del rinomato celadon di Koryŏ poiché si otteneva da argilla bianca pura non  contenente tracce di ferro e rivestita con uno strato di puro ossido di calcio. In seguito l’argilla si faceva cuocere a temperature molto elevate che potevano raggiungere oltre i 1350 °C. In base alla qualità e al livello di purezza dell’argilla il colore bianco poteva assumere diverse sfumature che permettono anche di classificare le  ceramiche in base al periodo di produzione: quelle create nel primo periodo presentano una colorazione tendente all’avorio; durante la metà del regno il colore prese una sfumatura grigiastra; mentre nel tardo periodo Chosŏn si prediligevano  ceramiche in un bianco puro. 

La realizzazione di porcellana bianca durante il periodo Chosŏn iniziò nella  prima metà del XV secolo, influenzata dalla produzione cinese di questo tipo di  ceramiche molto in voga all’epoca. I doni portati dagli emissari Ming ai sovrani coreani includevano porcellane bianche prodotte nelle fornaci del Jingdezhen e  Longquan, e presto divennero le preferite a corte. Il regno del Re Sejong (1396-1450) fu fondamentale per il consolidamento della porcellana bianca che venne elevata a  ceramica ufficiale della famiglia reale. Oggetti in porcellana bianca sostituirono quelli  in argento o in oro in occasioni ufficiali come i riti ancestrali, perché ritenuti più  appropriati e adatti alla solennità e al rigore praticati dalla famiglia reale.

Fig.1. Moon jar (백자대호 白磁大壺).
XVIII sec. The British Museum.

Chiamata così per la sua forma tondeggiante e il suo colore bianco che ricorda una luna piena, la dal hangari  divenne emblema dell’eleganza e della semplicità caratteristiche della porcellana bianca più raffinata. Questo tipo di vaso tondo presenta una forma particolare unica alla Corea, con dimensioni che possono raggiungere anche i 40 centimetri di altezza. La sua grandezza è talmente elevata che il collo e il piede del vaso sono prodotti separatamente per poi essere congiunti al corpo principale –scelta stilistica che spesso produzioni presentano un collo inclinato verso l’esterno, mentre i vasi prodotti dalla seconda metà del XVIII secolo rivelano un  collo dritto. Questo tipo di ceramica era principalmente utilizzata per conservare cibo, liquidi o per disporre fiori. La dal hangari iniziò a essere particolarmente richiesta dalla fine del XVII secolo e la sua produzione fu prosperosa durante tutto il XVIII secolo, diventando simbolo di purezza, compostezza e austerità confuciana. La sua notorietà dimostra una sensibilità estetica che predilige forme imperfette e semplici in armonia con la natura, discostandosi dalla rigidità e innaturalezza della perfezione artistica. In luce di queste virtù, spesso questi vasi presentano discolorazioni e macchie dovute sia alla cottura non omogenea della ceramica sia al processo di ossidazione che ha causato l’ingiallimento della porcellana. Nonostante ciò, la bellezza della dal hangari risiede principalmente nella sua forma sferica e nel  calore che emana la sua colorazione biancastra, elementi che danno conforto e hanno l’intento di evocare gli stessi sentimenti di pace e ammirazione che si hanno quando si  guarda la luna.

Fig. 2. Moon Jar. Seconda metà del XVIII
secolo. The Metropolitan Museum of
Art, New York.

Queste qualità e valori di bellezza naturale trascendono il periodo Chosŏn e si  trasformano in ispirazione per artisti contemporanei che mantengono viva la  tradizione, producendo dal hangari che seguono la tecnica secolare ma al contempo  apportando modifiche che si adattino ad una nuova era. Tra questi, i ceramisti Kwon  Dae-sup (1952), Young Sook Park (1955) e Lee Kang-hyo (1961) si sono distinti a  livello internazionale per la loro produzione delle apprezzate moon jars. Il primo decise di diventare ceramista proprio dopo aver visto in un negozio di antiquariato  uno di questi vasi, affascinato dalla bellezza delle sue forme. In un’intervista, Kwon Dae-sup ha rivelato che la sua missione è quella di produrre dal hangari uniche che  possano avere una presenza imponente ma che allo stesso tempo si armonizzino con l’ambiente circostante, dando all’osservatore un senso di pace e conforto. Young Sook Park interpreta questo genere di porcellana come una contraddizione tra immobilità e movimento, robustezza e leggerezza. L’artista dice:  

“L’unione perfetta avviene quando la parte superiore e quella inferiore  abbandonano il loro sé individuale e raggiungono il compromesso di esistere per  sempre come ‘uno’.”

(Park, 2017) 

Rispettando la forma originaria che allude alla luna piena, l’artista trasforma il vaso  proponendo forme leggermente allungate e affusolate; ciononostante l’intento rimane  quello di onorare la tradizione e creare vasi simbolo di serenità e purezza. Infine, Lee  Kang-hyo rivoluziona la tecnica creando delle moon jars decorate con argilla che  applica a mani nude o attraverso schizzi rapidi, trasformando la produzione di questi  vasi in una performance che spesso è accompagnata da musica coreana tradizionale.  Anche in questo caso l’intento dell’opera è di avvicinare l’osservatore alla natura,  evocando attraverso ogni singolo tocco e ogni curva una quiete interiore e meditativa.  

Jar and plum blossom. Kim
Whanki. 1957

La potenza evocativa delle dal hangari è quindi rimasta fonte di ispirazione degli artisti contemporanei: il famoso pittore Kim Whanki (1913-1974), uno degli esponenti più famosi dell’astrattismo coreano, ha dedicato una fase della sua pittura proprio alla rappresentazione di questa ceramica. Avido collezionista, l’ispirazione che trovava toccando e osservando questi vasi è stata per lui una grande fonte di apprendimento. Mostrando il suo apprezzamento per questi vasi in ceramica bianca, scrisse:

  
“Nel mio giardino giace un bel vaso di  porcellana bianca. 
Il suo corpo è tondo e poiché il piede è più stretto della bocca non sembra  giacere a terra ma fluttuare leggermente in aria. 
Anche se le nuvole volteggiassero sulla sua pelle bianca e lucente, è velato  dalle ombre e a seconda dell’intensità del sole cangiante il vaso di porcellana  bluastro produce lievi alterazioni. 
Anche quando esco in giardino in piena notte, il candido vaso rimane solenne  donandomi conforto. 
Inoltre, sembra che la luna riempi il mio intero giardino grazie al vaso che  assorbe la sua luce. […] 
Com’è possibile che una persona abbia creato della porcellana bianca di  questo genere? 
Quando guardo un bel vaso di porcellana bianca sono commosso. Dalla gelida ceramica s’innalza un caldo vapore. Come ha fatto una persona  a dare calore all’argilla?”

(Kim Whanki, 1955.5).

L’apparente semplicità delle dal hangari, originariamente pensate per un uso comune ma al contempo veicolo di valori cardine del regno di stampo confuciano instaurato dalla dinastia Yi, perpetua nel tempo grazie al senso di pace e bellezza  naturale evocata sia dai colori sia dalle forme. Inoltre, il complesso processo di  composizione di questa ceramica continua a essere tramandato grazie al lavoro di artisti contemporanei che riconoscono l’importanza delle tradizioni artistiche patrimonio storico del proprio Paese, raccontandone la storia, interpretando e adattandosi ad un gusto moderno più dinamico, ma mai abbandonando l’intento  originario dell’opera: un elogio alla bellezza e al calore emanato dalla luna che avvicina l’osservatore alla natura, infondendo un senso di pace e armonia nella sua  genuinità. 

Bibliografia

  1. BANG Byungsun, (2010). Beauty of Joseon White Porcelain and the Aesthetics,  in Quarterly Magazine, Vol. 10. National Museum of Korea, pp. 12-17. KANG Kyung-nam, (2010). History of Joseon White Porcelain, the Vessel of  Joseon Spirit, in Quarterly Magazine, Vol. 10. National Museum of Korea, pp. 4-11. KIM Hyunjung, (2016). The Height of Restraint: Pure White Porcelain Moon  Jars of the Joseon Dynasty, in Quarterly Magazine, Vol. 34. National Museum of  Korea, pp. 2-7.
  2. LEE Hee-kyung, (2016). Ideology, Politics and Vessels: White Porcelain Wares  at the Early Joseon Royal Court, in Seoul Journal of Korean Studies Vol. 16,  Kyujanggak Institute for Korean Studies, pp. 167-191. 

Sitografia

  1. KWON Mee-yoo, (2019). Kwon Dae-sup’s moon jar portrays Korean beauty.  [online] The Korea Times. [Consultato il 2 Maggio 2022]. Disponibile da:  https://www.koreatimes.co.kr/www/culture/2019/11/145_277156.html
  2. LEE Woo-young. (2014). Inspiration in a moon jar, The Korea Herald. [Consultato il 3 Maggio 2022]. Disponibile da: http://www.koreaherald.com/view.php?ud=20140731000560
  3. Oldham, A., (2016). Lee Kang-hyo: the Jackson Pollock of the sculpture world.  [online] Hampstead Highgate Express. [Consultato il 2 Maggio 2022]. Disponibile da:  https://www.hamhigh.co.uk/things-to-do/lee-kang-hyo-the-jackson-pollock-of-the-sculpture-world-3525054
  4. Olding, S., (2017). The ‘Moon Jar’: A Transcendent Ceramic Form. [online] 
  5. Phillips. [Consultato il 2 Maggio 2022]. Disponibile da:  https://www.phillips.com/article/10680842/the-moon-jar-a-transcendent-ceramic-form 
  6. KIM Sŏk, (2017). “Porŭmdal p’umŭn chosŏnbaekchaŭi kkot tarhangari.  Shinsegyegŭrup nyusŭrum. 김석, (2017). 보름달 품은 조선백자의 꽃 달항아리.” 신세계그룹 뉴스룸. [Consultato il 3 Maggio 2022]. Disponibile da:  https://www.shinsegaegroupnewsroom.com/17913/. 

Immagini

  1. Immagine 1: Moon jar (백자대호 白磁大壺). XVIII sec. The British Museum. Disponibile da: https://www.britishmuseum.org/collection/object/A_1999-0302-1
  2. Immagine 2: Moon Jar. Seconda metà del XVIII secolo. The Metropolitan Museum of  Art, New York. Disponibile da:  https://www.metmuseum.org/art/collection/search/45432
  3. Immagine 3: Jar and plum blossom. Kim Whanki. 1957. Foto scattata dall’autrice dell’articolo.

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