Sguardi femminili e modernizzazione: la woman on the road di Hayashi Fumiko e Okamoto Kanoko

di Raffaele Caruso

1. Introduzione

Sul finire del XIX secolo, importanti cambiamenti – esogeni ed endogeni – intaccarono il delicato tessuto sociale e politico del Giappone Meiji, già coinvolto in una frenetica corsa alla modernizzazione mirata, almeno in larga parte, al raggiungimento di una posizione paritaria con le altre potenze mondiali e l’eliminazione dei trattati ineguali imposti dagli Stati Uniti a partire dal 1854[1] (Sganzerla, 2012: 27-38). Di particolare rilievo risultano essere i profondi processi che interessarono, tra la fine del XIX secolo e l’inizio del XX secolo, la figura della donna giapponese, i cui bisogni, il più delle volte, cozzavano con le aspettative della società. Ciò portò, direttamente o indirettamente, alla formazione del prototipo della cosiddetta New woman o woman-on-the-road: una donna indipendente economicamente, artefice del proprio destino e le cui ambizioni non erano limitate esclusivamente alla sfera coniugale. La formazione della woman-on-the-road, inoltre, andò di pari passo con l’emergere di una nuova generazione di donne scrittrici che – seppur con difficoltà – trovò, nel contesto letterario del Giappone Meiji, il punto di partenza di quel processo di scardinamento dei ruoli canonici della donna nella società giapponese che sarebbe continuato anche nelle successive decadi, seppur con caratteri diversi.

Tokyo. Inizi del XX secolo. Source: https://www.ndl.go.jp/scenery_top/e/

2. Riforme dell’istruzione e il Codice civile Minpō

I decreti per l’obbligo scolastico[2] del periodo Meiji estesero l’istruzione ad una più ampia fetta della popolazione civile[3] permettendo al Giappone di raggiungere in poco più di trent’anni un elevato livello di alfabetizzazione, soprattutto tra le donne, il cui tasso di completamento dei primi quattro anni di educazione primaria passò dal 18% del 1875, al 72% del 1900, al 97% del 1910 (Ericson, 1996: 82).

in 1899 the Meiji Government enacted State Treasury Subsidies Act for Primary Education Funds, and in the following year it revised Primary School Order to realize free education within the compulsory education years. Therefore, the primary school enrollment rate was rising. In 1873, the primary school enrollment rate was only 28.1%; in 1883 it reached 53.1%; in 1893 it reached 58.7%; in 1903 it reached 93.2%; in 1912 it reached 98.2%. In less than half a century, Japan popularized national education, laying a good foundation for the rapid economic development. 

(Jia Liu, 2019: 24)

L’emanazione del nuovo Codice civile Minpō ⺠法 del 1898, tuttavia, fornisce un’importante chiave di lettura riguardo la condizione della donna giapponese tra il XIX e il XX secolo, punto di partenza di numerosi movimenti e pubblicazioni dal carattere, più o meno apertamente, femminista. Apparentemente, le aspettative che le donne riponevano nel Codice civile del ’98 non vennero soddisfatte: secondo l’ideale del ryōsai kenbo 良妻賢⺟ (buona moglie, saggia madre) la figura femminile che meglio incarnava gli ideali del Giappone Meiji coincideva con una donna che, seppur istruita, risiedeva in una indiretta posizione di subordinazione e limitata alla sfera domestica. 

3. Seitō e la nuova generazione di donne scrittrici

L’evidente necessità di emancipazione favorì, come precedentemente anticipato, l’emergere di una nuova generazione di donne scrittrici tra la fine del XIX secolo e gli inizi del XX secolo, nonché la nascita di numerose riviste per l’intrattenimento femminile, tra cui si menzionano Jogaku zasshi 女学雑誌 (Rivista per l’educazione femminile), Fujin[4] gahō 婦⼈画報 (Rivista illustrata per donne),Fujin no tomo 婦⼈の友 (L’amica delle donne) Fujin sekai 婦⼈世界 (Il mondo della donna). In un primo momento, l’attenzione dalla maggior parte dei periodici, in tema di letteratura femminile, era posta su come una donna dovesse scrivere. Cercando di individuare tratti comuni che riunissero, con risultati alquanto riduttivi, le donne scrittrici ad un unico filone letterario venne coniato il termine josei bungaku 女性文学 (letteratura femminile), poi sostituito dal termine joryū bungaku 女流文学, letteralmente “letteratura delle donne scrittrici”, allo scopo di evitare che la cosiddetta “letteratura femminile” venisse relegata ad uno stile specifico o filone (Ericson, 1996: 75). Tuttavia, purtrasmettendo un’immagine femminile alquanto limitata, questi periodici contribuirono, in un modo o nell’altro, a dare maggiore spazio a donne con aspirazioni diverse e non limitate alla dimensione coniugale. 

Copertina del vinile Seitō (In The Beginning, Woman Was The Sun) rappresentante un riferimento al primo numero di Seitō.
Akuphone
, 2019

In questo contesto, ruolo di primaria importanza venne rivestito dalla rivista Seitō ⻘鞜 (Collant blu)ispirata agli ideali delle Bluestocking, gruppo di femministe inglesi fondato nella metà del XVII secolo, che rivendicavano una posizione paritaria tra uomini e donne anche tramite l’organizzazione di dibattiti “letterari” con uomini intellettuali dell’epoca.[5] Fondata dalla giornalista, scrittrice e attivista Hiratsuka Raichō[6] nel 1911, ebbe il merito di aver aiutato importanti scrittrici ad emergere nel panorama letterario dell’epoca e aver affrontato numerose tematiche delicate per l’epoca come la verginità[7], il matrimonio infelice, il divorzio, la prostituzione e l’aborto. Secondo Hiratsuka Raichō, infatti, il ruolo della donna nella società avrebbe dovuto essere smantellato tramite una sfida aperta al modello convenzionale per la creazione della figura della precedentemente menzionata New woman,una donna che non vedeva nel matrimonio la sua massima realizzazione personale.  

Se l’opera della scrittrice Higuchi Ichiyō, che si concentra in un periodo abbastanza limitato[8], “marca l’inizio dell’autoconsapevolezza per la questione della donna giapponese all’interno della letteratura” (Reich & Fukuda Atsuko, 1976: 281), con il ritiro di Hiratsuka Raichō nel 1915 e l’ingresso dell’attivista e scrittrice Itō Noe come direttrice di Seitō assistiamo ad un approccio più radicale e “anarchico” nei confronti della società giapponese dell’epoca[9]

“Many of Seito’s contributors […] confessed their individual opposition to the family system, but gradually they became concerned with larger social problems of women, particularly after Hiratsuka left the job of editor and the anarchist Ito Noe took over in 1915. […] With the assumption of leadership by Ito Noe, an emphasis on social problems became dominant in Seito.

(Reich & Fukuda Atsuko, 1976: 284-285) 
Ito Noe. Digital recolorization

4. La woman-on-the-road di Hayashi Fumiko e Okamoto Kanoko

Infine, risulta doveroso menzionare due esempi particolarmente rappresentativi, anche se apparentemente contraddittori, dell’approccio alla tematica della donna nella società: Hayashi Fumiko (1903-1951) e Okamoto Kanoko (1889-1939).  

Ricordata per essere provocatrice e sovversiva, anche attraverso vestiario e atteggiamenti lontani dal modello sociale del tempo, l’opera di Okamoto Kanoko si concentrò, nella quasi totalità, sul ruolo della donna nella società e la questione dei quartieri di Yoshiwara[10], nonché sui pro e i contro del diventare madre. Proprio la tematica della maternità venne proposta in opere come Kishimo no ai 鬼子母の愛 (1928, L’amore di Kishimo), in una profonda e intima analisi dell’ambivalenza del ruolo materno, che confluisce nel demone divora-bambini Kishimojin e che tradisce una visione buddhista della realtà tipica della scrittura di Okamoto. 

Un perfetto esempio della visione di Okamoto della cosiddetta woman-on-the-road è rappresentato dal suo racconto, pubblicato nel 1937, Hana wa tsuyoshi 花は勁し (la forza dei fiori), dove la protagonista è una donna divisa tra la sua carriera e l’amore per un uomo in fin di vita. Nella conclusione del racconto, tuttavia, la protagonista realizza che, nella tristezza e nello sconforto del lutto, l’amore per la sua professione[11] è stato il solo elemento che le ha permesso di superare il forte momento di crisi.

桂⼦の⾜下に在る全館の花々は、今⼀⻫に上なる桂⼦を⽀へてゐる。それこそは桂⼦⾃⾝の⽣命が、更に桂⼦の⽣命を⽀へ上げんとする健気な⼒、そして永遠に新しき息吹である。(岡本かの⼦, 1937 年) 
I fiori della galleria sotto i piedi di Keiko, ad un tratto, la stavano sorreggendo. Erano loro la vita di Keiko. Erano la forza edificante che sosteneva la sua esistenza, un respiro di freschezza nell’eternità. (Okamoto Kanoko, 1937) 

Di contro, rispetto ad altre autrici, impegnate attraverso le attività della rivista Seitō a rimodulare il sistema familiare dell’epoca e il ruolo della donna nella società, le opere della scrittrice Hayashi Fumiko trasmettono una visione apparentemente più pessimistica della realtà. Rispetto ad Okamoto Kanoko, nelle sue opere viene spesso rimarcato quanto sia difficile per una donna uscire da un mondo principalmente maschile, al di fuori del quale risulterebbe impossibile sopravvivere.  In parte autobiografiche, le opere come Hōrōki 放浪記 (1930, Diario di una vagabonda) o Shitamachi 下町(1957, La città bassa) “raccontano le difficoltà delle donne nel sopravvivere in situazioni di estrema povertà, seppur di indipendenza, senza scivolare nel campo della prostituzione” (Reich & Fukuda Atsuko, 1976: 286), nel tentativo, probabilmente, di ripercorrere il passato e le difficoltà delle generazioni precedenti.  

「主⼈はシベリアにゐるんですけど、まだ、戻つて来ませんので、こンな事でもしなくちや⾷べてゆけないンですわ」。[…] 六年間と云ふもの、隆次が出征してからは、りよは⾶び⽴つ思ひの幸福は⼀度もなかつた。(林芙 美子, 1957年)
«Mio marito è in Siberia (al fronte) e poiché non è ancora di ritorno, sono costretta a lavorare così tanto se voglio mettere qualcosa sotto i denti». […] Nei sei anni successivi da quando Ryuji era partito al fronte, Riyo non aveva mai provato un singolo momento di felicità.  (Hayashi Fumiko, 1957)

Nonostante la tematica comune a numerose donne della sua epoca, le opere di Hayashi Fumiko non sono state risparmiate dalla critica. La scrittrice Uno Chiyo additò Hayashi di “aver abbracciato uno spirito progressista per il solo avanzamento personale e non per un autentico interesse politico o estetico” (Ericson, 1996: 99) ponendo in secondo piano le reali difficoltà a cui una donna scrittrice dell’epoca era soggetta. 

Hayashi’s career was shadowed by the notion that she was a “woman writer”. […] She utilized all the opportunities that prominence as a woman writer could afford – tours, lectures, even participation in a plane relay across Japan – to preserve her celebrity status […] that allowed her to provide for herself and an increasing retinue solely through her publications.

(Ericson, 1996: 100)
Okamoto Kanoko. Digital Recolorization
Hayashi Fumiko nel suo studio.

5. Conclusioni

Dall’operato delle due scrittrici possiamo evincere alcuni tratti distintivi che, in qualche modo, sintetizzano l’ampia gamma di sentimenti – tra sogni, ambizioni, preoccupazioni, paure – che accomunavano la maggior parte delle donne della loro epoca: se l’opera di Okamoto Kanoko trasmette una grande capacità di reattività contro le avversità della vita – e incarna, apparentemente, l’ideale della woman-on-the-road – quella di Hayashi Fumiko rappresenta una tendenza alla resilienza comune a molte donne giapponesi del periodo, spesso non appartenenti ai numerosi circoli letterari dell’epoca: due lati opposti della stessa medaglia. 

Il processo di sdoganamento della figura femminile dell’epoca in chiave moderna, che incarnasse i rinnovati bisogni delle donne del Giappone Meiji e delle successive decadi, avvenne sotto numerosi e differenti aspetti, incentivati dal crescente tasso di alfabetizzazione che garantì l’accesso a materiali culturali fino a quel momento inaccessibili. La letteratura e le attività della nuova generazione di donne scrittrici, pur sottostando ad una forte censura del governo che ne ostacolava l’andamento, e a luoghi comuni di difficile estrapolazione, crearono i presupposti per importanti cambiamenti nella società giapponese dell’epoca. 

Riferimenti bibliografici

  • Ericson, J. E., Schalow, P. G. (a cura di), Walker, J. A. (a cura di) (1996) “The Origins of the Concept of ‘Women’s Literature’”. In The Woman’s Hand. Gender and Theory in Japanese Women’s Writing. Stanford University Press, California, pp. 74-115 
  • Jia Liu (2019) “On the Education Reform of the Meiji Japan”. In International Journal of New Developments in Engineering and Society, Vol. 3, n. 4, pp. 21-27 
  • Reich, P. C. & Fukuda Atsuko (1976) “Japan’s Literary Feminist: The ‘Seito’ Group”. In Sign, The University of Chicago Press, Vol. 2, n. 1, pp. 280-291
  • Sganzerla, L. (2012) I trattati ineguali. Tesi di laurea magistrale, Università Ca’ Foscari Venezia.

Sitografia 


Note

[1] Il primo di questi trattati fu il Kanagawa jōyaku 神奈川条約 o “Trattato di Kanagawa”, firmato il 31 Marzo 1854.

[2] Riforma del sistema scolastico del 1872, 1880 e 1886; Riforma dell’educazione del 1879, secondo tentativo di stabilire un sistema scolastico nazionale. (Jia Liu, 2019) 

[3] Popolazione civile stimata secondo il sistema di registrazione familiare jinshin koseki 壬申戸籍: 8 marzo 1872: 34,806,000 unità; 31 dicembre 1919: 55,473,000  unità. 

[4] Il termine fujin (lett. donna sposata) ricorre spesso nei titoli delle riviste femminili dell’epoca che riproponevano quel tipo di ruolo canonicamente imposto dalla società da cui si stava tentando di distaccarsi. 

[5] Riferimenti: Bluestocking: British literary society. In Encyclopaedia Britannica. 

[6] Per approfondimenti: Tomida Hiroko (2004). The Controversy over the Protection of Motherhood and its Impact upon the Japanese Women’s Movement. In European Journal of East Asian Studies. Vol. 3(2), pp. 243-271

[7] Si menziona il racconto Ikichi ⽣⾎ – Sangue vivo (1911) di Tamura Toshiko che affronta proprio il tema della perdita della verginità.

[8] Scoperta da uno dei più importanti circoli letterari dell’epoca, Bakukai, nel 1893, la sua attività letteraria si concentra in un arco temporale relativamente stretto di soli quattro anni e mezzo. 

[9] Emblematico è l’acceso dibattito con Yamakawa Kikue sulla tematica della prostituzione. (Reich & Fukuda Atsuko, 1976: 285)

[10] Le condizioni di vita del quartiere di Yoshiwara vengono drammaticamente affrontate da Higuchi Ichiyō. Nella sua opera, Takekurabe たけくらべ (1895-96), affronta la tematica della prostituzione e la perdita dell’innocenza di Midori, una bambina il cui destino è indissolubilmente legato alla condizione sociale della sua famiglia.  

[11] Nel racconto, la protagonista, una donna di mezza età chiamata Keiko, è una maestra di ikebana ⽣け花.

Raffaele Caruso

Raffaele Caruso

Fondatore di Asiatika insieme a Vittoria Aiello. Laureatosi presso l’Università degli Studi di Napoli “L’Orientale” in Lingue e Culture Orientali e Africane, sta portando avanti una laurea magistrale in Lingue e Culture dell’Asia e dell’Africa presso la stessa università e un master in Leadership delle relazioni internazionali e made in Italy presso la Fondazione Italia USA. Le sue attività di ricerca vertono sull’ambito letterario – in particolare sulla letteratura del periodo Meiji-Taishō – e socio-culturale, (focus sulle Ryūkyū) per cui sta approfondendo la questione dell’identità culturale di Okinawa tra la fine del XIX secolo e gli inizi del XX secolo e lo sviluppo delle comunità ryukyuane oltremare. Si interessa anche di traduzione letteraria e spera di poter coniugare, in futuro, l’attività di traduzione con l’attività di ricerca.

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Pubblicato da Raffaele Caruso

Rivista Asiatika - (Referente Sezione Giappone)

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