di Vittoria Aiello
I viaggi via mare delle grandi navi mercantili europee, che già dal XV secolo partirono alla volta di lunghi tragitti alla scoperta di nuove terre, furono il motore della diffusione, tramite importazione, di prodotti provenienti dal continente asiatico (e non solo) che permisero alla nobiltà e alla borghesia del tempo di ammirare la rara bellezza di pezzi d’arte pregiati come ceramiche cinesi, preziose stoffe indiane e accessori laccati considerati oggetti di gran lusso, che venivano esposte nelle loro case e palazzi.
La grande popolarità di questi pregiati manufatti stimolò intellettuali e artisti a una ricerca estetica su più livelli che contribuì allo sviluppo di correnti culturali “ibride” e stili artistici del tutto nuovi. Uno dei più affascinanti esempi di questi fenomeni inter-artistici e interculturali fu il Japonisme – il termine convenzionalmente usato per descrivere l’influenza del Giappone sull’arte e sulla vita europea del tardo XIX secolo (Chiba, 1998:1). Questa nuova corrente artistica divenne estremamente popolare, tanto che elementi orientali in opere marcatamente occidentali (sia per realizzazione tecnica che per soggetti raffigurati) erano sempre più presenti. Al centro della fascinazione occidentale verso l’arte giapponese vi era l’ukiyoe1 浮世絵, le stampe con matrici in legno (Chiba, 1998:4).
Probabilmente più conosciuto nella sua interpretazione francese, sebbene anche in Italia ebbe un buon riscontro artistico, il cosiddetto giapponismo2 attecchì anche in Gran Bretagna sin dalla metà del 1800 in cui si evince una vera e propria esplosione di opere per mano di pittori inglesi e designer che interpretarono le peculiarità dell’arte giapponese in vari modi. Nel 1863, il japonisme era ben avviato a Londra e in effetti raggiunse la fase di “mania” nei circoli artistici (Chiba, 1998:4). Fu proprio in questo frangente che il Movimento Estetico (o Estetismo) e i suoi rappresentanti ne furono fortemente influenzati, nonché genuinamente incuriositi. La visione della bellezza, in contrasto alla decadenza della società moderna e dell’industrializzazione, trova la sua espressione nell’arte che nasce solo per sé stessa, lontana da scopi di altro tipo. Oscar Wilde, che è noto per aver decorato le sue stanze a Oxford a metà degli anni ‘70 dell’Ottocento con porcellane blu e stampe di Hokusai, fu spinto a scrivere un saggio intitolato The English Renaissance of Art (1882), in cui descrive il suo fascino per l’arte giapponese che, a differenza dell’arte occidentale che porta “the intolerable burden of its own intellectual doubts and the spiritual tragedy of its own sorrows”, si mantiene “true to arťs primary and pictorial conditions” (Chiba, 1998:8 da Miscellanies 260-61). Oltre alle opere a colori, le stampe monocromatiche attrassero ugualmente grande attenzione dal momento della prima scoperta dei Manga3 漫画 di Hokusai a Parigi nel 1856 da parte dell’incisore Félix Bracquemond (Chiba, 1998:4).
Camere da letto, mobili eleganti e stoffe pregiate: la rappresentazione della bellezza giapponese e dei suoi elementi più peculiari, come fiori e uccelli, brilla soprattutto su questo tipo di suppellettili, che vedono un arricchimento derivante dal nascente gusto estetico, ricavato dalla sinuosità di forme delle immagini del “mondo fluttuante” abbinato alla ricchezza e alla sfarzosità europea. È il caso della cosiddetta Peacock Room, capolavoro architettonico e finissima eleganza, concepita dall’architetto inglese Thomas Jeckyll (1827-1881) e ridefinita dall’artista James McNeill Whistler (1834-1903).

Thomas Jeckyll, figlio del pastore protestante George Jeckell (il cui nome in seguito diventerà “Jeckyll”), nacque nel Norfolk, regione a est dell’Inghilterra. Il reverendo Jeckyll era il vicario della grande chiesa di Wymondham (Harbord, 2013:9 da Soros & Arbuthnott, 2003), e Thomas crebbe all’interno delle sue mura. Dopo aver lasciato la chiesa, si mosse dall’Anglia Orientale4 verso la città, in cui conoscerà le più grandi personalità del Movimento Estetico come Dante Gabriel Rossetti, Frederick Sandys5, lo stesso Whistler e altri artisti-scrittori riunitosi a Londra negli anni ’60 dell’Ottocento (Lange, 2004:223). È proprio alla sua associazione con i membri più famosi del Movimento Estetico che dobbiamo la nostra conoscenza di Jeckyll fino ad oggi (Lange, 2004:223).
La sua abilità come architetto iniziò a essere tangibile già con i suoi primi lavori risalenti al 1850, ovvero il restauro di chiese locali, gotiche e normanne, ristrutturazioni di scuole e canoniche, così come le più note aggiunte a progetti di ville e design della sua carriera più tarda (Lange, 2004:223). Sempre in quegli anni, aprirà la via a quelli che sono gli arredi in stile anglo-giapponese, lavorando a stretto contatto con la Norwich Iron Works di Bernard, Bishop & Bernards6, rapporto che durerà fino alla morte di Jeckyll nel 1881. Come suggerisce il nome, il termine “stile anglo-giapponese” si riferisce alla creazione di opere decorative da parte di artisti inglesi ispirate da elementi giapponesi, come mon7紋, fiori, uccelli, e altre figure simboliche. Edward William Godwin (1833-1886), famoso architetto e designer, che iniziò a collezionare oggetti giapponesi dopo l’esposizione a Londra nel 1862, ne fu fortemente influenzato diventandone un pioniere (fonte: The Elmbridge Hundred), tanto da decorare persino la sua casa in questo stile, la prima del suo genere in Gran Bretagna (fonte: Oscar Graf XIX – Decorative Art – XX). Designer lungimiranti che erano stati scettici nei confronti della fusione acritica di giapponese, inglese medievale e stile “Queen Anne”8, si sono affrettati ad adottare gradualmente la nuova espressione «Modern English» (o semplicemente “English Style”) e la sua alternativa “anglo-giapponese” perse terreno durante la fine del 1880 (Halén, 1990:10). Un nuovo “English Style” era di certo fiorente al tempo dell’Esposizione di Parigi del 1878 e aveva fatto guadagnare alla Gran Bretagna la reputazione di nazione leader nelle arti decorative (Halén, 1990:10). Molti dei lavori della Bernard, Bishop & Bernards vennero esposti proprio in occasione di quella stessa Esposizione Universale a Parigi dove ottennero un fortissimo successo. La straordinaria complessità artistica in fermento in quel momento, insieme alla nuova bellezza promossa dal Movimento Estetico viene convogliata all’interno della sfarzosa Peacock Room, espressione massima dello stile anglo-giapponese promossa da Jeckyll come designer di interni.
The Peacock Room, trasportata successivamente nella Freer Gallery of Art a Washington DC il cui titolo ufficiale è Harmony in Blue and Gold: The Peacock Room, fu inizialmente progettata da Jeckyll come soggiorno nella casa di Londra di Mr. Frederick R. Layland, e decorata da James McNeill Whistler nel 1876-77 (Winter & West FitzHugh, 1985:149). La straordinaria eleganza degli interni, unita alla bellezza degli elementi decorativi, mette al primo posto lo sfarzo dato dalla forza d’attrazione di colori come il blu e l’oro. La stanza è costruita in legno con la maggior parte dei pannelli ricoperti con antico cuoio di Cordova9 antica che venne sbalzata e dipinta prima dell’installazione (Winter e West FitzHugh, 1985:149). Il cuoio è dipinto in un colore blu turchese scuro con vari design soprattutto in oro (Winter & West FitzHugh, 1985:149). La stanza venne originariamente progettata per contenere la collezione di porcellane bianche e blu di Layland (fonte: Smithsonian’s National Museum of Asian Art). Nello schema architettonico di Jeckyll, ogni ripiano era progettato per contenere una porcellana cinese di forma e dimensioni standard: nicchie verticali lungo la parte superiore erano per vasi alti e sottili; nicchie quadrate tra le porte avrebbero ospitato grandi piatti; scaffali all’altezza degli occhi in tutta la stanza mostrerebbero vasi per pennelli, incensieri e i cosiddetti “vasi di biancospino” (fonte: The Story of the Beautiful).

Whistler, conosciuto pittore dell’epoca, esponente della corrente pittorica estetica, sviluppa una forte fascinazione di elementi giapponesi interpretati nei suoi dipinti: un esempio concreto è l’opera dal titolo Rose and Silver: Princesse du pays de la porcelaine (Rosa e Argento: La Principessa del paese della porcellana, 1864-65). Situata nella parete nord della stanza, l’opera ritrae una giovane donna inglese dai capelli neri fluenti con indosso un kimono 着物 grigio con rifiniture rosa, stretto in vita da un obi10 帯 rosso e un soprabito anch’esso di colore rosa, decorato con i tipici motivi “a onda” giapponesi dette kanzemizu 観世水. La donna tiene in mano un ventaglio decorato con motivi floreali; dietro di lei spicca un paravento bianco con motivi naturali, mentre sotto i suoi piedi vi è un tappeto di un accesso blu con rifiniture in bianco. Il dipinto, che ha come modella Christine Spartali (nota bellezza del 1860) fa parte di una serie di composizioni chiaramente occidentali che raffigurano bellezze languide immerse tra oggetti di scena orientali (fonte: Freer Sackler: Smithsonian’s National Museum of Asian Art). La fusione tra elementi estetici giapponesi e occidentali risultano più che mai evidenti proprio in quest’opera: Whistler non solo si dimostra un abile pittore, ma anche un attento osservatore di quelle che sono le caratteristiche più “esotiche” della tradizione giapponese, interpretando alla maniera “occidentale” la figura della geisha 芸者 (centrale in molte stampe ukiyoe collezionate in Europa). I colori scuri dello sfondo e le ombreggiature marcate danno l’idea di una figura decadente, quasi malinconica, ma profondamente estetica.

Posti esattamente dall’altro capo della stanza, nella parete sud, i due magnifici pavoni dipinti sempre da Whistler (che danno il nome alla stanza) sono dorati con tracce di rifiniture in argento; queste ultime sono state utilizzate per alcune delle monete ai piedi del pavone a sinistra, per le penne sul collo dello stesso e per la cresta del pavone a destra (Winter & West FitzHugh, 1985:149). The Peacock Room, sebbene sia considerata il capolavoro massimo di Jeckyll, abbandonata però in corso d’opera a causa di una malattia, con le successive “modifiche” decorative del suo amico Whistler acquista una nuova immagine, profondamente identitaria e pregna delle ispirazioni artistiche del tempo, sebbene non incontrò il favore del mecenate Layland che aveva commissionato la stanza. Tra Whistler e Layland infatti, scoppiò un violento litigio, in cui Layland rifiutò di pagare la quota all’artista. Whistler perciò decise di raffigurare i due pavoni in lotta, chiamando il dipinto Art & Money: or, The Story of the Room (fonte: Making The Peacock Room – Smithsonian’s National Museum of Asian Art).

La scelta di una figura come il pavone non è casuale: il pavone è un motivo determinante del Movimento Estetico, come il giglio e il girasole (Cruise, 2000:84). La rappresentazione dei pavoni in altri contesti era sempre limitata a piume o particolari dello stesso, mentre in questo caso Whistler scelse di raffigurarli per intero, anche con il rischio che sembrassero troppo grandi e goffi sullo sfondo (Cruise, 2000:84). Il pavone, oltre alla sua rappresentazione nelle arti figurative inglesi, è anche un animale simbolico in tutta l’Asia, ritagliandosi un vero e proprio culto tutto per sé. Un esempio: la musica, la danza, la pittura, le arti applicate e altro dell’India sono associate al pavone (Nair, 1974:145).
La vivacità artistica del XIX secolo fu perciò pregna di grandi produzioni innovative. Lo “scambio” di conoscenza che i paesi occidentali operavano con quelli asiatici era sinonimo di un mondo che stava cambiando a poco a poco sotto gli occhi di artisti e letterati, un cambiamento tanto veloce quanto irreversibile. Tuttavia, ciò che rimane alle generazioni successive di quel fermento culturale è la possibilità di ammirare ancora molte delle produzioni del tempo, non solo pittoriche, ma anche architettoniche e di design che confermano la rilevanza estetica che ebbero motivi decorativi e simbologie venuti da lontano in quelle considerate le più “avanzate” delle società.
Note
- Le stampe ukiyoe (lett.“immagini del mondo fluttuante”) sono da sempre le opere d’arte giapponese più conosciute in Europa, diventando dei veri e propri “pezzi forti” delle collezioni della società borghese dell’epoca.
- Termine italiano per japonisme.
- Una serie di 15 volumi di quaderni xilografici in bianco e nero, Manga è rimasto, per diversi decenni successivi, il più popolare di tutte le stampe e oggetti d’arte giapponesi, inclusi dipinti a inchiostro monocromatici e rotoli di immagini, ed è diventato il punto fermo tra i collezionisti d’oggetti (Chiba, 1998:4).
- Regione dell’Inghilterra.
- Dante Gabriel Rossetti e Frederick Sandys sono stati due dei grandi esponenti della corrente pittorica dei preraffaelliti, sviluppatasi in Gran Bretagna dalla seconda metà del 1800.
- Famosa impresa manifatturiera inglese, fondata da Charles Bernard nel 1826, cambiò diverse volte il suo nome prima di giungere a quello definitivo più conosciuto.
- Lett. “emblema”, sono i tipici stemmi che le famiglie giapponesi usavano per identificare i propri membri.
- Stile architettonico vittoriano nato tra il 1880 e il 1910 negli Stati Uniti. Per approfondire: McAlester V. S. e A. L. (2015), A Field Guide to American Houses – The Definitive Guide to Identifying and Understanding America’s Domestic Architecture, Knopf, Expanded edition (Novembre 2015)
- Il cuoio di Cordova (o cordovano) è un tipo di cuoio lavorato a scopo decorativo, reso famoso dalla sua produzione nella città di Cordova durante il periodo della dominazione araba in Spagna (Contadini, 1989:233).
- Cintura tipica dell’abbigliamento giapponese tradizionale.
Bibliografia
- Chiba, Y. (1998), “Japonisme: East-West Renaissance in the Late 19th Century”, Mosaic: An Interdisciplinary Critical Journal, Vol. 31, No. 2, (Giugno 1998), THE INTERARTS PROJECT: Part Two: Cultural Agendas, University of Manitoba, pp. 1-20
- Contadini, A. (1989) “CUORIDORO: TECNICA E DECORAZIONE DI CUOIO DORATI VENEZIANI E ITALIANI CON INFLUSSI ISLAMICI”, in Arte veneziana e arte islamica – Atti del primo simposio internazionale sull’arte veneziana e l’arte islamica, a cura di Grube, E. J., con la collaborazione di Carboni, S. e Curatolo, G. (1989), Edizioni L’ALTRA RIVA – Venezia, pp. 231-251
- Cruise, C. (2000), Revisione: “The Peacock Room: A Cultural Biography by Linda Merrill”, Journal of Design History, Vol. 13, No. 1 (2000), Oxford University Press per conto di Design History Society, pp. 84-86
- Halén, W. (1990), “CHRISTOPHER DRESSER AND THE “MODERN ENGLISH” STYLE: HIS LATER DESIGNS FOR WALLPAPERS AND HANGINGS”, The Journal of the Decorative Arts Society 1850 – the Present, No. 14, TURN OF THE CENTURY DESIGN: CROSS CURRENTS IN EUROPE (1990), pubblicato da The Decorative Arts Society 1850 to the Present, pp. 10-15
- Harbord, R. (2013), “Thomas Jeckyll and St Mary, Brome.”, da Soros, S. W. e Arbuthnott C. (2003) “Thomas Jeckyll, architect’, pubblicato da Yale University Press, The Round Tower, Vol. XL1, No. 2 (Dicembre 2013), Bessingham, pp. 6-9
- Lange, A. (2004), Revisione: “Thomas Jeckyll: Architect and Designer Review”, Journal of the Society of Architectural Historians, Vol. 63, No. 2, (Giugno 2004), University of California Press per conto di Society of Architectural Historians, pp. 223-224
- McAlester V. S. e A. L. (2015), A Field Guide to American Houses – The Definitive Guide to Identifying and Understanding America’s Domestic Architecture, Knopf, Expanded edition (Novembre 2015)
- Nair, P. T. (1974), “The Peacock Cult in Asia”, Asian Folklore Studies, Vol. 33, No. 2 (1974), Nanzan University, pp. 93-170
- Winter, J. & West FitzHugh, E. (1985), “Some Technical Notes on Whistler’s ‘Peacock Room’”, Studies in Conservation, Vol. 30, No. 4 (Novembre 1985), pubblicato da Taylor & Francis, Ltd. per conto di International Institute for Conservation of Historic and Artistic Works, pp. 149-154
Immagini
- Fig. 1, Thomas Jeckyll – Wikipedia – https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/5/5f/Thomas_Jeckyll00.jpg
- Fig. 2-4, The Peacock Room – Wikipedia – https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/4/46/The_Peacock_Room_%282%29.jpg
- Fig. 3, Rose and Silver: Princesse du pays de la porcelaine – Wikipedia – https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/f/f5/James_McNeill_Whistler_-_La_Princesse_du_pays_de_la_porcelaine_-_brighter.jpg